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Chiamale, se vuoi, emozioni

Recensione di Silvia Leuzzi


Le parole sono sempre le stesse ma hanno, per
ciascuno di noi, sfumature di senso personali, strettamente
personali, incomunicabili perché, per essere comunicate,
devono utilizzare quelle stesse parole, quelle
stesse sfumature di senso che dovrebbero chiarire.

Da Pensieri e parole

Chissà cosa avrebbe detto il grande Lucio Battisti, che quest’anno avrebbe compiuto ottant’anni, se si fosse trovato tra le mani il libro di Arturo Falaschi, Chiamale se vuoi emozioni, il cui titolo ricorda una sua famosa canzone? Sicuramente si sarebbe incuriosito e non ne sarebbe rimasto deluso, perché avrebbe trovato rappresentata la sua epoca, che è poi la nostra, e traghettato dolcemente nel presente, nel quale la decadenza dei valori, ha svuotato pensieri e parole.

Pensieri e le parole, che in questi racconti si riappropriano del loro scopo, del loro suono e dei suoi significati pieni di sfumature.

È il secondo libro di racconti di Arturo Falaschi che leggo e ogni volta mi sorprende la varietà degli argomenti che tratta, tutti legati da un filo sottilissimo e stringente, nei quali l’occhio e l’anima dello scrittore si sminuzza in particolari di vita, per ricomporsi come un puzzle nel diadema dei racconti.

Questo libro è impostato per immergere il lettore in un’osservazione etico-filosofica della vita, infatti i racconti sono raccolti in sette capitoli, perché sette è un numero magico.

Fin dall’antichità il sette rappresenta la perfezione, il numero di Dio, i passi di Budda, è ricorrente nella Bibbia e sette sono i giorni della settimana, le note musicali e tanto altro ancora.

Falaschi con i suoi sette capitoli e i relativi intermezzi biblici,( anche questo non è un caso ), ci traghetta dall’altra parte della riva, quella nella quale vive il filosofo, il pensatore, il poeta, l’uomo morale che la nostra società dei consumi ha distrutto, ha reso impotente, ha emarginato al punto da spingerlo al di là del caos, dei bisogni indotti, della violenza su una spiaggia brulla, dove fermenta la parte sana della mente umana, che non sarà mai possibile clonare.

se io non porto pietre, se non contribuisco in qualche modo
alla costruzione di quell’edificio, di quella cattedrale, di
quel tempio, che cosa faccio della vita mia? Solo quello
so fare e quello faccio.        

Da Sinuè

Sinuè ci racconta la sua vita di portatore di pietre, lavoro riservato alla plebe, utilizzata per la costruzione dei templi. Non sappiamo nulla di lui a parte il fatto che anche suo padre portava pietre e, che quello fosse il destino della sua vita, l’ha sempre saputo. Il suo animo non è agitato da un morbo indotto, da desideri impossibili, da sogni vani. Trasportando pietre s’interroga sul concetto di Dio con la moralità e l’innocenza di un uomo semplice, che nella sua umiltà insegna il valore dell’esistenza a noi che sembriamo averlo perso.

Chissà se, viaggiando, la mia e le nostre bolle luminose
finiranno per illuminare l’oscurità di quel Tutto o
se il buio prevarrà e la mia luce sarà per sempre cancellata
nella Notte senza scopo né ragione.

Da La Notte

La Notte è simbolo. Inizia così questo racconto onirico quasi psichedelico, dove è il nostro presente, le nostre inquietudini, la notte della nostra era piena di ombre minacciose, di buio della ragione, di crudeltà e indifferenza che tolgono luce all’anima, a sbatterci contro in forma di parole.

Non ha mai sentito, qui,
al decimo piano, il loro bisbigliare? Sono i morti di qui,
i morti al lavoro della Solvay».

Da Decimo piano

Non dimentica nessuno dei grandi e piccoli temi del vivere quotidiano il nostro Arturo. I ricordi di un tempo ormai perso, il mondo del lavoro e le sue tragedie, i sentimenti e le riflessioni filosofiche ma anche poetiche, sono i protagonisti di questa carrellata di racconti, ognuno dei quali meriterebbe una recensione.

Chiamale, se vuoi, emozioni di Arturo Falaschi edito da Alalibri, un libro da non perdere, impreziosito dalla prefazione di Marco Rodi e la postfazione di Cecilia Gambacciani.

Silvia Leuzzi

Pubblicato inRecensioni

2 commenti

  1. Complimenti a Silvia Leuzzi per l’acuta e raffinata recensione del libro di Arturo “Chiamale se vuoi, emozioni” mi ha stimolato il desiderio di leggerlo al più presto non appena me lo potrò procurare.
    Grazie,ciao Silvia.

  2. Rosalba volpi Rosalba volpi

    Brava Silvia. L’ho letto in ritardo ma in modo sintetico dici tutto ciò che è importante dire, per arturo, per il suo libro e per noi, per farci riflettere.

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