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Essere, Dover Essere, Apparire

#PABlog Tema 10: Realtà e apparenza


Nell’immagine qui sopra (disegnata dall’autrice) è rappresentato l’iceberg che secondo Freud è il modello per descrivere la mente: L’Es, o mente inconscia, sede di istinti e passioni, è la parte sommersa  e più grande, il preconscio (Super-io) ed il conscio (Io)sono la punta visibile dell’iceberg. Il groviglio di istinti e passioni dell’Es a volte emerge nel conscio e nel preconscio sotto forma di lapsus, omissioni o atti mancati.

Busto di Eraclito, Ercolano, Villa dei Papiri.
Credit Wikimedia.

Gli antichi filosofi greci avevano riflettuto sull’Essere e l’Apparire fin dalle epoche più remote. Eraclito, vissuto fra il VI ed il V secolo a.C., aveva affermato che “la vera natura delle cose ama nascondersi”. La scelta dell’espressione “ama” e dell’infinito presente medio1 del verbo “κρύπτω”, che significa “nascondere”, riferito al soggetto, indicano che l’Essere “si cela” di sua volontà, non è costretto da altra forza o decisione. Noi scorgiamo solo l’Apparire, cioè la manifestazione esteriore dell’Essere che, evidentemente, non ama rivelarsi.
Con sfumature di pensiero diverse, la dualità “Essere ed Apparire” resta nelle riflessioni e nei comportamenti degli uomini fino agli inizi del Novecento e si colora delle ideologie delle varie epoche storiche.

Per esempio, per l’eroe romantico, l’Essere ha una forte connotazione individualistica, coincide con l’anima, che prova un amore elevato e nobile per la patria o per una persona ed è capace, in nome di questi sentimenti, di affrontare lotte e sacrifici che comportano il rischio della vita e costituiscono l’Apparire. Nella memoria collettiva le imprese degli eroi romantici diventano “exempla” di virtù.

Da quando Sigmund Freud, nel saggio Al di là del principio del piacere,1920, ha teorizzato l’esistenza di un apparato psichico animato da tre cogenti “istanze”, l’Es (das Es), l’Io (Ich), il Super-io (das Über-Ich), la dualità Essere/Apparire si è dissolta e di questo si sono visti riflessi nella filosofia, nella letteratura, nell’arte e nel pensiero comune perché le grandi intuizioni modificano sempre le idee, a tutti i livelli.

Il fatto che Freud parli di “istanze” e non di “funzioni” esprime bene la forte pressione interiore a cui tutti noi siamo continuamente sottoposti.
L’Es è l’istanza inconscia che muove dalla “libido” o principio del piacere che non conosce principi morali, regole, norme, leggi, divieti, inibizioni, remore e tende a soddisfare in modo immediato i nostri appetiti, in primo luogo quello sessuale ma anche il desiderio di sopraffazione.
Le istanze dell’Es e del Super-io sarebbero inconciliabili e la nostra vita impossibile, se non vi fosse l’Io, una sorta di coscienza che svolge un ruolo di mediazione fra gli impulsi ciechi dell’Es e la rigida moralità del Super-io e ci permette, così, di vivere in un contesto sociale con un ruolo ben definito e noto a tutti.
Il Super-io è come una rigida Super-coscienza che noi sviluppiamo grazie alle leggi, le norme, le regole, i divieti, le condanne, la morale della comunità in cui viviamo, tutti aspetti derivati dalle imposizioni delle autorità politiche, giuridiche e religiose.

Sigmund Freud (disegno di Cristina Quartarone)


Freud ipotizza dunque che dentro di noi si svolga costantemente un complesso psicodramma fra tre attanti che potremmo chiamare Essere (ES), sempre in preda a istinti e pulsioni, Apparire (IO), che continuamente, in modo logico, attua e mostra un compromesso fra istinti e dovere, spegne i desideri illeciti, secondo la morale comune e li incanala in percorsi di legalità. Per esempio, la pulsione sessuale viene ricondotta al rapporto coniugale sancito dal matrimonio religioso e civile e finalizzato alla procreazione, Dover Essere (Super-io) sempre rivolto a reprimere e frenare gli istinti.

Tuttavia, i tre attanti sono istanze diverse della nostra personale Unicità.

Ci torna a mente ancora Eraclito quando diceva che “la guerra è l’origine di ogni cosa” e che “non ci bagniamo due volte nello stesso fiume” perché l’acqua che vi scorre è sempre diversa; tuttavia, appartiene sempre allo stesso unico corso. È l’Unicità del molteplice.

L’Io dei romantici, eroico e monolitico, appare, dopo Freud, frantumato, scisso, polverizzato, sofferente, volto alla continua ricerca della felicità, nella maggior parte dei casi, irraggiungibile.

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1 In greco c’è una diatesi attiva, una passiva ed una media che, quando è riferita al soggetto, indica un’azione che il soggetto compie per sé, da qui il senso di “nascondersi”.

Cristina Quartarone

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