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Almanacchi nuovi

Almanacchi, almanacchi nuovi; lunarî nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?

Al di fuori delle nostre riflessioni, vuoi che somiglino a quelle del venditore, vuoi che si avvicinino più a quelle del “passeggere”, da noi qui, alle porte del 2025 è tempo di pensare a procurarsi dei calendari nuovi, alla svelta, prima che non si trovino più (eppure, detto tra noi, mi pare ieri che ho svuotato la cabina al mare…) Ma si fa presto a parlare di calendario, se non si sa quello che si vuole. Anche il calendario vuole la sua attenzione, Vi occorre da parete, da mettere nel ripostiglio o in cucina? Allora aspettate Romolo della bottega degli ammollati, delle alici e delle olive in salamoia, che di solito ve lo regala quando comprate lo stoccafisso della Vigilia di Natale. Ecco, quello è un calendario che gli esperti chiamano di “tipo olandese”, come le biciclette, ma non ci combinano niente. Sono 12 fogli il cui retro viene quadrettato uno per uno, così quando strappi un mese, col tagliacarte lo fai a pezzetti (magari fai questo con sadica gioia, perché sono stati 30 giorni di noie e rotture) e poi ci puoi scrivere la spesa, i numeri di telefono, i conti… senza andare storto. Infondo diviene un atto utile, pratico ed ecologico.

Se hai una scrivania, ti ci vuole invece il calendario che ti dà l’assicurazione, quando a dicembre paghi la rata. Te lo danno schiacciato, poi però a casa l’apri e diventa un triangolo in sezione, quindi sta ritto da sé. Ogni mese che passa, qui non si strappa niente, ma si rigira il foglio sulle molle in alto. Di solito insieme al mese c’è una foto per volta, coerente con la stagione, ma se l’assicurazione è di Livorno, allora c’è sempre o il mare, o gli scogli, o la Terrazza, o il mare ancora, o Calafuria e così via.  

Qualcuno si ricorderà anche di quei calendarietti che davano i barbieri: piccini, profumati, colle nappine, pieni di belle creature bionde, brune, rosse. Non li ho più visti, anche perché dal barbiere non ci vado da quando mi ci portavano e mi mettevano a sedere sulla poltrona del cavallino per farmi la maschietta.

Le belle creature però fanno ancora e sempre la loro figura e qualcuna farebbe anche a cazzotti per apparire su un calendario d’autore, di un fotografo di grido. Sono i tipici calendari “da officina”, in cui ragazze, anche famose, dagli occhi bellissimi, si mostrano coprendosi con le mani le vergogne, come diceva mia nonna Ivonetta. Oggi, però, a questi tipi di lunari finalmente, e per par condicio, si aggiungono quelli con foto di prestanti e affascinanti pompieri, vestiti a malapena di elmetti luccicanti, fasce fosforescenti e tute antispruzzo che menomale non son del tutto indossate e celano poco di quel bendiddìo. Ho visto li fanno anche con i pretini giovani, tutti intonacati, s’intende, ma deliziosi e col collarino. Invece i carabinieri e le carabiniere, nei loro calendari storici da collezione, sfoggiano ancora cavalli, bandiere, divise e galloni. 
Purtroppo suorine sui calendari ancora non ne ho viste, ma può darsi in qualche botteghina di souvenir, a Roma… chissà.

Da ultimo, per il conto alla rovescia fino a Natale c’è il calendario dell’Avvento. Quello con per lo più ventiquattro finestrelle, dietro le quali si scopre, giorno dopo giorno, un chicco, un cioccolatino, roba innocente. Di poco innocente resta solo il prezzo, uno “stonfo di quattrini” per una pseudo scatola piatta ritagliata che verrebbe voglia di strappare tutta insieme per ingollarsi i minuscoli 24 dolcetti, dato che ormai aspettare non piace più a nessuno. 

Tutto ciò, tra le altre cose, è quanto aspettarsi in queste settimane di corse al cappone, ai panforti e ai pandori sempre più stellati e meno tradizionali. E nel far di conto alla rovescia auguro a tutti i lettori di queste modeste righe un felice e diverso e sconosciuto Duemilaventicinque, perché…

Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?   

Patrizia Salutij

L’immagine è del reparto grafico di ala

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