Foto di Alex Guillame e Duy Pham (Unsplash)
La sofferenza dei giovani è oggi una realtà diffusamente riconosciuta e i motivi di questa loro infelicità sono molteplici. Come sappiamo, l’adolescenza è quella fase di passaggio che dall’infanzia porta all’età adulta, dalla dipendenza all’autonomia. Spesso, almeno nella nostra cultura, questo passaggio è vissuto in modo problematico, tanto da sfociare in vere e proprie patologie.
Alcuni autori ritengono che alla base di certe nevrosi adolescenziali ci siano premature esperienze sessuali, altri un’inibizione sessuale dovuta sia alla mancanza di opportunità sia al rifiuto del sesso stesso. In questo caso i conflitti sembrano dovuti alla mancanza di esperienze.
La voce degli esperti
Lo psicologo tedesco Erik Erikson ritiene che il passaggio al mondo sociale sia alla base delle difficoltà nella formazione dell’Io adolescenziale. Clara Thompson dice che la fase più difficile, per le ragazze in adolescenza, si manifesti nell’impatto con i limiti sociali e di potere, rispetto al mondo maschile. Altri studiosi osservano che il lavoro mentale nel periodo adolescenziale abbia lo scopo di sviluppare la definitiva distinzione tra sé e gli altri. Potremmo vederla anche come un’iniziazione alla vita nella sua pienezza, o all’abbandono di una vita protetta per un’esistenza più vera.
Oltre ai concisi riferimenti di alcuni studiosi, ai quali abbiamo accennato, potremmo affermare che alcune delle sofferenze adolescenziali consistono nel non aver sviluppato, nel non aver riconosciuto, o nell’essersi allontanati dal proprio senso interiore, che rappresenta ciò che può donare il migliore equilibrio, la migliore direzione esistenziale. Il senso interiore inizia dal comprendere, innanzitutto, il nostro essere in quanto essere umano. Un umano che non è separato dalla realtà, anzi, ne è parte integrante, per cui le sue radici, attingendo a tale senso, “conoscono” il senso di quell’intimo legame. Tuttavia i giovani e talvolta le persone in genere possono essere capaci o incapaci di sentire questo armonico legame, mostrare distorsioni, chiusure più o meno totali rispetto a ciò. I risultati, in questi ultimi casi, non sono confortanti. Nell’adolescenza avviene un passaggio di senso esistenziale da quello dell’infanzia all’età adulta. La parola “senso” è usata in vario modo e in questo caso è opportuno chiarire che cosa intendiamo.
L’esempio degli adulti nella formazione dell’adolescente (genitori, insegnanti, professionisti)
Molti adulti spingono i giovani a non fermarsi nella vita, li incalzano a procedere, ma è possibile andare avanti se non c’è quel qualcosa che indica la direzione? Questo qualcosa è ciò che permette di dire a noi stessi: si, vado avanti, voglio andare avanti. Quale lato della mente può spingere una giovane persona a non avere dubbi rispetto al proprio fare?
Lasciamo un attimo in sospeso la risposta e vediamo il seguente esempio: Una ragazza smarrita, incerta, senza alcuna direzione, né obiettivi; potremmo dire che non ha desideri, ma con questo siamo già sul piano della volontà, pertanto distanti da quel qualcosa che cerchiamo di definire. Potremmo dire che non ha consapevolezza di sé, ma sarebbe chiedere troppo anche se appare giusto.
Questa ragazza ha un fratello e di lui sappiamo che si droga, che non è soddisfatto della vita. Le sostanze che prende sembra, così dice, che lo aiutino a vivere una realtà diversa perché con il loro uso si sente migliore, potente, non succube degli eventi. Ne deduciamo che questi fratelli soffrono di uno stesso problema anche se ognuno di loro lo vive in modo diverso. Il secondo pensa addirittura di aver trovato la soluzione con l’uso di sostanze stupefacenti.
Se ritorniamo alle domande iniziali possiamo rispondere dicendo che ogni giovane donna o uomo può scegliere, desiderare, imboccare una strada, ma solo se possiede un senso che la orienta. Su questa base può valutare se vale la pena procedere in una direzione oppure dirigersi verso un’altra.
Tutti i genitori trasmettono il proprio senso esistenziale. Lo stare con piacere in una certa situazione, da parte loro, viene colto e assimilato interiormente dai figli. Quel loro star bene ha un senso. Il tipo di sguardo di un padre o di una madre nei confronti del proprio figlio trasporta un senso che rappresenta un riferimento e un orientamento per il figlio.
Quando madre e padre esprimono amore o odio per qualcosa o qualcuno, non trasmettono soltanto quei contenuti (odio, amore) ma una modalità di senso nella relazione. I contenuti si possono perdere, dimenticare, ma il senso che si trova alle spalle di questi rimane. Se un genitore passeggia con la figlia, per il piacere di stare con lei, trasmette quel piacere come senso della sua relazione. Se vive quello stare come dovere, perché avrebbe voluto fare altro, il senso della relazione cambia. Si tratta di due diverse forme di rapporto che conducono la figlia allo sviluppo di due tipi di caratteristiche psicologiche.
Ovviamente non c’è soltanto il genitore, ci sono gli insegnanti e le attività psicologiche.
I professionisti di queste ultime attività, che comportano un alto valore relazionale, devono fare i conti con il senso che trasmettono ai giovani pazienti durante il loro lavoro.
Che dire sulla forma della vita interiore del professionista che offre in seduta? Non intendiamo alludere all’osservazione e alla valutazione dei contenuti che vengono trasmessi. Questi variano e si rinnovano continuamente. Ciò che rimane di un’analisi è il tipo di esperienza relazionale che il professionista lascia nell’ analizzando. La forma, il senso che egli ha dei propri compiti.
Una forma può essere data dall’amore, dalla passione, dal dovere, dalla gioia, dalla noia o dallo stile con cui vive la sua attività. Queste ed altre sono le forme sulle quali egli sviluppa i rapporti e edifica i propri contenuti. Sono basi potenti perché orientano le scelte, gli scopi della vita, forgiano gli strumenti e danno un senso per procedere, per andare avanti.
Se hai ricevuto una buona esperienza esistenziale, non solo possiedi una valida spinta emotiva personale, ma hai anche la possibilità di trasmetterla a beneficio di chi entra in rapporto con te. In questo senso puoi essere migliore di altri e non per i contenuti che comunichi, ma per l’anima, il senso, la forma di vita mentale che offri.
Se il senso orienta la nostra esistenza, i significati che in esso sono definiti guidano l’agire.
In questo modo la confusione e lo smarrimento, i dubbi e le incertezze di molti giovani possono sciogliersi e su una migliore e più sentita forma di vita, possono costruire idee, avere desideri e rafforzare la propria consapevolezza.
Molti giovani (e non solo) vorrebbero possedere moltissime cose e spesso il motivo è perché non sanno bene cosa vogliono. Non sanno più amare, non sanno più vivere né desiderare, hanno perso il senso dell’essere persona. Hanno smarrito quel contatto naturale con le proprie emozioni che permetterebbe loro di percepire il rapporto con il mondo nella maniera più intima e vera, più salda e duratura.
Note
(1) Erik Erikson – psicologo e psicanalista tedesco naturalizzato statunitense (1902 – 1994)
(2) Clara Thompson – psichiatra e psicanalista statunitense (1893 – 1958)
Per commentare
Sii il primo a commentare