«L’Italia è il paese del bengodi! Qui la giustizia non funziona. Se mi arrestano, con tutta la gente che conosco e l’avvocato che ho, sto dentro tre o quattro giorni al massimo, e quando esco vi taglio la gola! Ci siamo capiti?».
L’avrebbe fatto, ne erano certe.
Marco Rodi con il suo libro: La Rotta delle Balene, ci catapulta in un mondo sconosciuto per molti di noi, purtroppo noto alla cronaca nera, legato alla criminalità, alla prostituzione e alla droga, e lo fa con una prosa sempre attenta, elegante ma non per questo meno incalzante.
Una storia piena di personaggi, di colpi di scena che si susseguono in giusta misura con riflessioni profonde, a tratti sociologiche, in cui gli eventi anche più dolorosi e violenti trovano una spiegazione, magari assurda e poco condivisibile.
Pieraldo, Irina, Macho, Valia, Sandra, Jole, Leo, Roberto, Cristina, Rigo sono solo alcune delle tante maschere tragiche di una società che vive di contraddizioni e nella quale, come dice Rigo, un personaggio da brivido, terrorizzando le povere malcapitate, sfruttate e vendute, “L’Italia è il paese del bengodi!”
Non serve spendere molte parole per parlare di uno dei tanti gravi problemi italiani: la giustizia. Tema dibattuto quotidianamente e quindi motivo di fiumi di polemiche e di parole inutili. Il nostro Rodi, ci fa sbattere in faccia la realtà da chi con questo sfacelo si arricchisce; sono tanti purtroppo e le vittime siamo tutti noi.
Sono Pieraldo, Roberto, Cristina, Sandra, è una struttura pubblica come l’ospedale, fatto di umanità costruita sulla fatica e il dovere di curare, ma potrebbe essere una scuola, un ufficio qualsiasi, nel quale lavora quella moltitudine che muove l’Italia, dimenticata e sottopagata.
Una moltitudine rimasta retta, legata a sani principi come Pieraldo, che saprà non cedere al richiamo del proprio benessere, per coerenza, per serietà, in antitesi con i nostri tempi sciatti, dove ogni piacere deve essere esaudito, dove tutto è possibile pur di non soffrire una privazione. È il motore del consumismo che macina sentimenti e qualsiasi etica, che mischia anziano e giovane, facendo del primo una maschera tragica che nulla insegna e a nulla serve. Il libro di Marco Rodi sembra una pietra d’inciampo di questo meccanismo perverso ed è questo che ne fa un testo di pregio.
Dietro ai nostri protagonisti giriamo la Moldavia e la notte fredda dell’Europa, in cui i trafficanti di esseri umani girano indisturbati. Visitiamo la magnifica Toscana con i suoi colori e odori unici, con i paesi arroccati e città come Firenze, la cui bellezza Marco Rodi la filtra attraverso i pensieri di Pieraldo, che osserva i turisti, che la affollano, mentre passeggia con Sandra:
“Di fronte al duomo, al battistero e al campanile di Giotto, quasi non si camminava. Fu attratto da un agglomerato, fitto fitto, di minuscole macchine fotografiche con occhi a mandorla e sorriso a trentadue denti. Si giravano di qua e di là scattando e scattando. Parevano non vedere nemmeno ciò che ritraevano; sembravano più presi dall’euforia di fare il maggior numero possibile di foto che non dal piacere di godersi realmente i particolari del duomo e della piazza.”
Acute e sottili osservazioni che ci riportano alla vita di tutti i giorni, sono disseminate un po’ ovunque e non sono mai banali ma spunti di pensiero per il lettore, che vanno oltre la storia.
Poi c’è l’Isola d’Elba, meravigliosa perla di bellezza con la rotta delle balene. Visioni romantiche che si alternano a scene terribili, descrizione di ambienti, volti e atmosfere, che collaborano a tenere il lettore con gli occhi incollati sulla pagina, sospinto da un vento curioso a correre avanti.
In un’epoca volgare e priva di valori La rotta delle balene di Marco Rodi, fa la differenza, sarà il richiamo costante della natura con la sua bellezza e la sua crudezza, sarà il canto delle sirene della coscienza, sarà la prosa sciolta ed elegante, sarà quel sapore di noir che tiene il cuore in subbuglio.
Questo e tanto altro è racchiuso in questo romanzo edito da ala LIBRI, un libro affascinante che non aspetta altro che di essere letto avidamente.
Silvia Leuzzi