Alcune considerazioni personali.
Io sono qui per provare qualcosa in cui credo: che la guerra è inutile e sciocca, la più bestiale prova di idiozia della razza terrestre. Io sono qui per spiegare quanto è ipocrita il mondo che si esalta per un chirurgo che sostituisce un cuore con un altro cuore, e poi accetta che migliaia di creature giovani, col cuore a posto, vengano mandati a morire, come vacche al macello, per la bandiera.
Così scriveva Oriana Fallaci. Ed è la pura verità.
Sono nato tre anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Nel Veneto, la mia terra d’origine, fin da piccolo ho avuto modo di avere un contatto diretto con quello che era accaduto: presenza di città semidistrutte, un via vai di militari americani e di altre nazionalità nelle strade erano la testimonianza tangibile della tragedia che aveva sconvolto l’Europa. C’erano inoltre i racconti di chi aveva combattuto, dei soldati e dei partigiani. La guerra, a noi del ’48, ci ha appena sfiorato. Ne abbiamo percepito soltanto le ultime estreme e maleodoranti esalazioni. Ma non l’abbiamo vissuta come i nostri genitori o addirittura i nostri nonni che di guerre ne hanno viste due.
Poi è iniziata la lunga pace. Lunghi anni in cui le guerre scoppiavano lontano dal nostro mondo al punto tale che le consideravamo fenomeni quasi incredibili. Le generazioni si sono alternate e qui da noi le parole d’ordine erano benessere e pace. La pace, specialmente, la davamo quasi per scontata. Mi è capitato spesso di ascoltare discorsi del tipo: “La guerra! Ormai non la fa più nessuno. Con le bombe atomiche non serve più prepararsi alle guerre. Di qua le hanno ma le hanno anche di là e quindi a che servono i fucili, i carri armati, i cannoni? A che serve avere una difesa militare, un esercito?”. Invece, ironia della sorte, tutte le guerre in atto in questo stesso istante avvengono con le armi solite: i fucili, le mitragliatrici, i cannoni, i carri armati. Quindi la famosa forza di dissuasione nucleare non ha impedito e non impedisce che le guerre possano scoppiare comunque. Ho sempre pensato che la guerra in fondo non sia altro che la sommatoria della violenza che nasce tra individuo e individuo, che sia malvagità umana elevata all’ennesima potenza. La guerra inizia quando non rispettiamo il nostro vicino di casa, quando siamo pronti a eliminarlo per invidia, gelosia, meschini interessi. Quando l’odio prende il sopravvento su tutto e distrugge il dialogo, il rispetto, la comprensione. In televisione ho visto alcune mamme scavare tra le macerie delle case distrutte in una città dell’Ucraina e mi è venuta in mente la scena che ho descritto nel mio romanzo “Ritornare” in cui una giovane profuga serba, tornata al suo paese, raccoglie i resti di una bambola con cui era solita giocare da bambina. Un’altra guerra quella del Kosovo, ma il livello di disumanità è lo stesso. La guerra è tante cose brutte Ma, come le stelle alpine che crescono tra i ghiacci o come la rosa più bella che cattura la tua attenzione tra tante spine, così nella guerra risaltano i gesti di eroismo, di abnegazione, di sacrificio e anche di grande amore.
Pare proprio che quando l’umanità tocca il fondo risorgano i sentimenti più profondi e si dimentichino per un po’ le frivolezze e tutto ciò che è effimero, allora si riscoprono i veri sentimenti e valori. Ed è con questa illusione, magari speranza, che io guardo verso il futuro perché, come dice il poeta: Passata la tempesta odo augelli far festa.
Mi rendo conto che possa sembrare addirittura di cattivo gusto arrivare a queste conclusioni davanti alla montagna di vittime innocenti. Le immagini di tanti bambini rimasti soli che vagano senza meta sono sconvolgenti. Nonostante l’enormità della tragedia che stiamo vivendo, ritengo che sia più che mai necessario tenere viva la speranza e non lasciarsi abbattere o condannarci a una inutile rassegnazione. Se ripercorriamo la storia dell’umanità scopriremo che accanto alla fame e alle epidemie, la guerra è stato uno degli eventi più frequenti. Era uno dei modi con i quali si regolavano le controversie tra città e stati. Ma erano guerre che non coinvolgevano il mondo intero ma aree limitate. La cosa strana è che, dopo ogni guerra, si assisteva a una rinascita delle società e degli stati.
Sfortuna ha voluto che il progresso umano abbia prodotto armi sempre più letali e sempre capaci di mettere fine alla vita sul pianeta terra. A questo punto che altro possiamo fare se non sperare nella fine anche di quest’ultima guerra augurandoci che la storia si ripeta?
Per commentare
“Invidia, gelosia, interessi” causa di guerre, scrive l’autore. Aggiungerei che il fanatismo religioso e l’ odio etnico sono spesso usati come copertura di tali motivazioni.
Un buon articolo di cui condivido molto, a parte la speranza in una conclusione della guerra. Troppi sono i conflitti aperti e, sebbene lontani da noi, avranno conseguenze anche per noi.