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Una storia su misura

#PABlog Tema 2: Una fiaba o una favola moderna

Mi ricordo quando la città era come un gioco affascinante dove si lavorava, si studiava, si facevano le compere, ma soprattutto dove ci si poteva fermare a pensare, a parlare, a conoscerci. Era il luogo delle parole e degli incontri e il passatempo preferito dalla gente era raccontare storie, ovunque, sulle panchine del parco, nei cortili, in casa, a scuola. Raccontare era un’arte tramandata dai nonni, dai genitori, dagli zii. Quella che sto per narrarvi l’ho ascoltata in quei giorni ed è davvero una storia speciale, una storia su misura.

C’era una volta una bambina di nome Lorraine, che non conosceva né il silenzio né il buio.

Viveva in una soffitta in cima a una torre, praticamente uno spartitraffico che si ergeva nel centro di una grande città. Sulla cima della torre c’era un’enorme lanterna, una luce ruotante che indicava la via a tutti i veicoli. Lorraine era circondata da luci multicolori e scie serpeggianti ma anche da un rumore insopportabile e dai fumi velenosi dei motori.
Ogni sera prima di addormentarsi Lorraine pensava: “Come vorrei abitare sotto una tenda nel deserto, avvolta solo dal giallo del sole e della sabbia incontaminata e di notte dal blu più profondo perforato da migliaia di stelle”. Fu così che quella bambina decise di inventarsi una storia su misura.

C’era una volta Assad, un bambino nero come la pece e veloce come il vento che viveva in una capanna su un altopiano arso e selvaggio dell’Africa.

Vicino al suo villaggio correva un tubo lunghissimo che trasportava l’acqua fino al centro di raccolta. Ogni giorno Assad si recava a piedi a prendere il fabbisogno per dissetare la sua famiglia. Era un viaggio lungo e faticoso, durante il quale il piccolo pensava a quanto sarebbe stato bello vivere in un paese in cui l’acqua arrivasse direttamente nelle capanne e dove il sole non fosse così violento. Un giorno, mentre camminava, Assad decise di inventarsi una storia su misura.

C’era una volta Michael, un bambino che viveva con il nonno in una casa di legno sui monti di un paese del nord freddo e senza sole.

I genitori di Michael erano partiti per cercare lavoro in una grande città e avevano lasciato il nonno e il nipote a farsi compagnia in quel piccolo paese sperduto fra cime innevate e valli profonde. Il nonno costruiva con le sue abili mani di artigiano giocattoli di legno che poi vendeva a qualche mercante di passaggio. Quell’umile lavoro era appena sufficiente a mettere in tavola qualche cosa da mangiare.
Una sera particolarmente fredda e scura Michael chiese: «Nonno, raccontami qualcosa che parli di una famiglia unita e felice».
Fu così che l’uomo decise di inventarsi una storia su misura.

C’era una volta Pietro, un fornaio che viveva in una grande casa di un piccolo borgo del centro Italia.

Con lui abitavano i suoi anziani genitori, la giovane moglie e due bambini, una femmina di quattro anni e un maschietto di due. Nel mezzo della casa c’era una stanza accogliente e calda, con un grande forno a legna dove tre giorni a settimana si preparava il pane per tutto il paese. Ma quello che Pietro otteneva non era un pane comune. L’impasto era fatto con l’acqua, la farina e la saggezza dei vecchi. La forma delle pagnotte era creata dalla fantasia della giovane donna mentre illustrava ai figli le storie più belle. La legna era tagliata da Pietro con la forza della sua onestà, il fuoco era acceso e mantenuto con l’amore per la sua famiglia. Quello che alla fine usciva dal forno era un pane che rendeva tutti felici, chi lo faceva, chi lo mangiava, chi raccontava e chi ascoltava la sua storia.
Una storia su misura.

Le immagini sono tutte prodotte dai grafici di a.l.a.

Nonna Paola

Pubblicato inBlogPronti attenti blog

2 commenti

  1. Vincenzo Sacco Vincenzo Sacco

    Oggi le storie non si raccontano e non si ascoltano. Non si scrivono e non si leggono.
    Avremmo tutti bisogno di una storia su misura!
    Brava l’autrice

  2. Arturo falaschi Arturo falaschi

    La racconto anch’io una storia su misura.
    C’erano un gruppo di bambini senza nome che vivevano in un paese senza nome e senza acqua e senza cibo. Il paese senza nome, che era un paese di polvere e di case distrutte, era circondato da reti altissime che quei bambini non potevano superare. I bambini senza nome sognavano di poter superare quella rete per andare in un mondo felice (quello delle altre storie su misura) dove ci fosse acqua, cibo e non ci fossero polvere e case distrutte.
    Ma venne un aereo, sganciò una bomba e i bambini senza nome morirono tutti.

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