Tema 3: si può salvare il mondo con il semplice aiuto delle piante?
“A seguito dell’incidente il cartello stradale è stato estirpato dalla sua posizione”.
Quante volte sono state scritte frasi come questa, in contesti e scenari diversi? Tante, tantissime.
Ebbene, prendiamo in considerazione il verbo estirpare, qui utilizzato per indicare lo sradicamento di un palo stradale a seguito di un incidente. Qual è il significato del verbo in questo caso? Un tubo di ferro cementato in terra (il cartello) è notoriamente famoso per mantenere la sua posizione immutata, a meno di non essere distrutto da un’auto in corsa. A cosa fa riferimento l’etimologia del verbo? Facile: una pianta è estirpata quando essa è rimossa dalla terra con tutte le sue radici. Questo vuol dire che, nel parlare comune, la fissità di un oggetto nello spazio e nel tempo è paragonata alla presunta impossibilità di muoversi di una pianta nella terra in cui essa si trova.
Ecco dimostrata, sembrerebbe, l’ipotesi di un teorema:
le piante, per loro natura, non si muovono.
Nulla di più sbagliato. Le piante si muovono, certo secondo una loro modalità che differisce molto dalle specie del regno animale, e lo fanno per migliorare la loro qualità di vita. Mettono in opera capacità che sono del tutto paragonabili a quelle che noi chiamiamo sensibilità e memoria. Esempio eclatante e sotto i nostri occhi: il girasole. Il fiore di questa pianta è sensibile alla luce del sole e, quindi, mette in atto una strategia per catturarne la maggiore quantità possibile. Facendo cosa? Si muove ruotando su se stesso.
Ricordo di aver visto in TV, tempo fa, il filmato di una pianta rampicante ripresa con una telecamera time lapse, cioè a singoli fotogrammi per ottenere una sequenza video accelerata. Ebbene il ramo più lungo si fletteva, con un movimento simile a quello di una frusta, in tutte le direzioni, finché non trovava un punto di ancoraggio costituito da una piccola asta posta nelle sue vicinanze.
Movimento e strategia.
Non solo: nella sequenza successiva si toglieva l’asta di ancoraggio, ma il ramo rampicante continuava il suo movimento simile a una frusta nella stessa direzione dove si trovava prima il suo appiglio. La pianta, in altre parole, aveva appreso la direzione favorevole e scelto quella per i tentativi di espansione spaziale.
Riassumendo e tralasciando molti altri esempi possiamo affermare che le piante sono creature in qualche modo intelligenti in quanto:
- hanno sensibilità;
- hanno capacità di scelta (strategia);
- sono in grado di imparare (apprendimento);
- sono in grado di ricordare (memoria).
È bene anche considerare che, nella storia del nostro pianeta, il regno vegetale ha preceduto di centinaia di milioni di anni quello animale. Anzi, è stata proprio l’evoluzione del primo, con lo sviluppo della funzione clorofilliana, a creare sulla terra un’atmosfera con la presenza di ossigeno. Come sappiamo, questo ha poi consentito la comparsa e l’evoluzione delle specie animali.
Dunque, le specie vegetali ci hanno preceduto per un tempo grandissimo e di sicuro ci saranno ancora dopo che noi umani (per nostra stessa colpa) ci saremo estinti. La vita continuerà con la presenza delle piante, che hanno dimostrato di avere una grandissima capacità di adattamento. La natura si evolverà e si adatterà alle mutate condizioni ambientali con nuove regole e nuove specie.
A questo punto chiudiamo il cerchio e diamo una risposta alla domanda che è anche il titolo di questo articolo: “le piante sono migliori di noi?”.
Se la storia evolutiva è il parametro chiave per stabilire il concetto di “specie migliore” direi che non ci sono dubbi.
Sì, le piante sono migliori di noi.
Per approfondimenti sull’argomento consiglio di consultare la ricca documentazione, disponibile sulle piattaforme informative e in libreria, del professor Stefano Mancuso, vero pioniere in campo biologico e divulgatore scientifico. Docente presso l’Università di Firenze, ha fondato due nuove discipline: la neurobiologia delle piante e l’etologia vegetale. Penso che alla domanda del tema 3 di questo blog, “Si può salvare il mondo con il semplice aiuto delle piante?”, il professor Mancuso saprebbe dare una più che convincente risposta affermativa.
Un articolo utilissimo che, partendo da un’esperienza personale, affronta un tema sempre più attuale e ci mette in guardia contro la visione antropocentrica del mondo.
Un tema affascinante che ci stimola a riflettere
Articolo che fa riflette non solo sulle piante ma sull’uomo che le osserva e ne parla.
Si tratta, anche qui, e in misura massima, della nostra innata visione antropocentrica del mondo.
Quindi la pianta ci sarebbe superiore proprio perché possiede, in sommo grado, quelle caratteristiche umane che ci renderebero appunto superiori. Se avessero, come hanno, altre qualità che non assomigliano a quelle umane, allora non sarebbero nemmeno da prendere in considerazione.. Quanto alla loro intelligenza, (che non è ben chiaro, almeno a me, che cosa sia) che certe prestazioni della pianta derivino da una loro intelligenza, dipende solo dalla interpretazione che l’uomo, appunto, ne dà. Perché, diciamolo, è l’uomo che interpreta i movimenti della pianta; non la pianta che interpreta i movimenti dell’uomo. Inoltre, non ci è dato sapere ( e anche sulla parola “sapere” occorrerebbe chiarire) se tali atti della pianta siano dovuti a una volontà o siano solo il risultato di un meccanismo naturale per quanto stupefacente. Nel qual caso, mi sembra, parlare di intelligenza sarebbe inadeguato. Oppure, viceversa, anche l’uomo è determinato nei suoi movimenti e quindi privo di volontà e intelligenza.
D’altra parte, infine, sembra impossibil, a noi uomini, porci da un punto di vista che non sia antropocentrico … Ecc.
Grazie Arturo per le tue riflessioni e puntualizzazioni che ci danno la possibilità di riflettere ulteriormente sull’argomento e sulle sue implicazioni
allora, quando parlo con le piante faccio bene… bellissimo articolo
Articolo interessante e che, visto quel che abbiamo fatto al nostro povero pianeta, mi trova d’accordo nella conclusione!
Non so dire se le piante siano valutabili secondo i nostri parametri (intelligenza, memoria…) ma quello che è certo è che migliorano la nostra vita come è sempre stato chiaro fin dall’antichità: la sua bellezza innalza lo spirito e risponde al nostro bisogno di autenticità. Quindi grazie alle piante e a chi ne ha parlato.
Articolo interessante e che, visto quel che abbiamo fatto al nostro povero pianeta, mi trova d’accordo nella conclusione!
Non so dire se le piante siano valutabili secondi i nostri parametri (intelligenza, memoria…) ma quello che è certo è che migliorano la nostra vita