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Riflessioni sull’intelligenza artificiale nella scrittura

L’intelligenza artificiale rappresenta uno degli argomenti caldi del momento, dal punto di vista pratico – ovvero il semplice utilizzo – e da quello etico: quanto appare infatti opportuno avvalersene, è essenziale domandarsi?
Un dibattito che è destinato a mantenersi vivo a lungo, complice il fatto che sono sempre di più le applicazioni che vengono costantemente introdotte nell’ambito della comunicazione e dei vari settori, a cui dovrebbe far riscontro di pari passo la capacità critica della mente umana.

Una cosa è bene ricordarsi sempre, una sorta di caposaldo quando si parla o si ragiona di IA: se il cervello dell’uomo sente emozioni, ragiona, è collegato anche agli altri organi ed è composto da neuroni, corpo e sangue, la stessa cosa non può essere affermata per i software informatici di ultima generazione.
I programmi come ChatGPT, Gemini di Google, le diverse app che ci rispondono ogni giorno offrendo servizi di vario genere, è necessario vengano intesi come semplici mezzi. Nulla più. Non possono sostituirsi al processo decisionale dell’uomo, al massimo si rivelano utili per supportarlo.
Un aspetto a cui prestare attenzione anche perché il fraintendimento è davvero dietro l’angolo.
I software di Intelligenza Artificiale, infatti, si caratterizzano per essere user friendly e in quanto tali semplici da utilizzare, attraverso la digitazione delle parole o una comunicazione vocale, a fronte di un dialogo molto vicino a quello degli individui in carne e ossa: è lontano il tempo in cui richiamavano alla memoria i robot della fantascienza.

L’affidabilità delle informazioni nelle piattaforme di IA

Prendiamo ad esempio la scuola. Uno dei timori, che in realtà in diversi contesti diventa reale, è quello che gli studenti studino e sostengano le prove avvalendosi in maniera più o meno esclusiva delle piattaforme più comuni di Intelligenza Artificiale: che sono ChatGPT di OpenAI e Bard, ora Gemini, ideato in risposta da Google al suo diretto rivale.

I due programmi hanno tuttavia una differenza sostanziale. La versione free di Chat, resa pubblica a partire dal 2022 e quindi piuttosto recentemente, risulta ormai piuttosto datata e superata: per accedere a quella attuale occorre sottoscrivere un abbonamento.
Non deve quindi stupire se le informazioni fornite presentino delle imprecisioni e non siano veritiere: sarebbe, per provare a dirlo una metafora, come ragionare di chimica quantistica con un neonato. Che magari poi diventerà un professore universitario specializzato nella materia ma si trova, appunto, in una condizione di esperienza iniziale.
Sull’affidabilità di quanto riportato se la cava meglio Bard, che Google ha inserito tra le applicazioni di uno dei suoi prodotti più interessanti dello scorso anno, ovvero Gemini, attualmente gratuito.
La ragione risiede nel fatto che la scrittura parte dai contenuti che vengono pubblicati online e che è possibile controllare i canali da cui vengono elaborate le informazioni, facendosi una propria personale idea sulla loro pertinenza.

Detto questo, ci vuole una certa esperienza per capire cosa corrisponde a verità e cosa no, quali dati appaiono idonei per l’inserimento all’interno di studi, report e ricerche e quali non si rivelano tali.
Qualcosa che risulta complesso per gli studenti, che vanno perciò educati a districarsi nel mare di nozioni di internet: una competenza che i docenti attuali non sempre hanno perché ancora fermi a una mente puramente “analogica”.
La correttezza delle conoscenze prodotte dall’IA è uno degli aspetti più importanti da controllare, ma non è il solo. A questo punto una domanda sorge spontanea: quanto è opportuno permettere ai giovani di avvalersene? Per rispondere a tale quesito posso solo proporre delle considerazioni:

  1. se è vero che il progresso non si può fermare né piegare non ha senso vietare i nuovi strumenti;
  2. allo stesso tempo non bisogna perdere il valore dello scrivere a mano e su tastiera, di fare ricerca online in maniera autonoma, di apprendere in un modo diverso da quello che prevede l’utilizzo dell’informatica;
  3. è essenziale imparare a utilizzare i nuovi canali, in relazione allo scopo specifico e tenendo costantemente presente il fine. Solo così sarà possibile avvalersi di un approccio nel lavorare, condividere, sognare dove l’Intelligenza Artificiale ha senso di esistere, ma dentro confini chiari e definiti.

Come chiedere all’Intelligenza Artificiale

In conclusione, ecco alcuni semplici consigli sull’utilizzo concreto delle piattaforme di intelligenza artificiale. Valgono per Bard, Chat e qualsiasi altro software si decida di sperimentare.

Il segreto è quello di costruire un prompt ben strutturato: con tale termine si intende “un testo in linguaggio naturale che richiede all’IA generativa di eseguire un’attività specifica”, come lo definisce Amazon.

Sarà opportuno inserire più dettagli possibili, dicendo cosa si vuole ottenere e come va predisposta la scrittura, a chi, per quale scopo, ecc. ecc.

Il software è da intendere un po’ come una persona che deve apprendere da noi e che va educata al nostro modo di scrivere e pensare: diventa necessario conseguire più prompt, più tentativi, fino a quando non si ottiene la risposta che davvero si sta cercando. Non bisogna fermarsi alla prima domanda.

Ne vale la pena, o meglio, quando è utile utilizzare l’intelligenza artificiale? Può diventarlo in quei casi in cui occorre investire del tempo per l’elaborazione di un’idea, per esempio nel cosiddetto brainstorming: la piattaforma fa da specchio, da interlocutore e propone stimoli utili a cui magari si arriverebbe comunque ma con molto più tempo.

Non tutti inoltre hanno una scrittura immediata, la pagina bianca è un incubo ricorrente per tanti. L’Intelligenza Artificiale viene a supporto, offrendo una base da cui partire. Meglio in ogni caso non richiedere testi troppo lunghi, piuttosto andare per gradi, lavorando su introduzione, paragrafi e via dicendo.

Il software è inoltre in grado di rielaborare i contenuti già scritti da altri: basterà chiedergli di farlo.

Inutile dire che la qualità della penna dell’uomo è allo stato attuale ben più alta di quella dei programmi attuali, questo anche perché siamo ancora agli inizi della nuova tecnologia. Bisognerà quindi conseguire un’operazione di editing.

Come non usare l’IA quando si scrive

Quelli elencati sono solo alcuni modi in cui può rivelarsi interessante utilizzare software come ChatGPT o Bard, ma per cosa non si prestano tali programmi?

L’IA non è un valido correttore di bozze: ad esempio, se si scrive “casa” al posto di cosa non lo riconoscerà come errore.

Tende spesso a ripetere termini e concetti, è imprecisa e poco creativa. Per un risultato migliore va stimolata e corretta.

Infine, non di rado tende ad articolare le frasi in maniera sbagliata, usando termini inappropriati o inusuali.

Possiamo quindi dire che può essere sì utilizzata, e a più livelli, ma soltanto attraverso una spiccata capacità di pensiero critico e sapendo che è imperfetta, in evoluzione e non sente emozioni né tantomeno è in grado di contestualizzare.

Le immagine sono state fornite dall’autrice.
Fonte: Pixabay.com

Silvia Cilliano


Pubblicato inBlog

4 commenti

  1. Luciana Russo Luciana Russo

    Articolo utile e valido per chi si volesse accingere ad usare l’intelligenza artificiale.

  2. Loredana Sardini Loredana Sardini

    Articolo interessante, un contributo su un argomento tutto da decifrare e codificare, in considerazione delle miriadi di notizie che imperversano, non sempre convergenti tra di loro.
    D’altra parte la materia mi pare ancora oscura ai più e per niente scontata.
    Al di là degli sviluppi che prenderà, la questione cardine è o sarà chi potrà o dovrà gestire l’intelligenza artificiale. In parole povere quale sarà la qualità delle informazioni inserite che lascia presupporre una capacità critica di chi la utilizza. Quindi, secondo me, non è uno strumento per tutti e sicuramente non per soggetti in fase di formazione.
    Aggiungerei il pericolo di manomissione delle informazioni in un futuro, ahimè, distopico.
    Loredana

  3. Luca Anedda Luca Anedda

    Grazie per questo articolo. Molto chiaro e facile da comprendere anche per chi non è pratico della questione.

  4. Gianna Valente Gianna Valente

    Grazie, è un articolo interessante, io non mi sento ancora in grado di sperimentare, ma è necessario essere informati

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